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Gli scandali relativi alla sicurezza alimentare si sono, purtroppo, diffusi sempre più negli ultimi anni: nonostante esistano delle norme a livello europeo e nazionale che regolano i meccanismi della tracciabilità e della filiera protetta degli alimenti, sembra che i fenomeni di contraffazione alimentare non accennino ad arrestarsi. Eppure, molto si è fatto negli ultimi decenni per contrastare questa tendenza e per aumentare il tasso di salubrità dei cibi, a difesa della salute dei consumatori e a tutela dei produttori virtuosi. Vediamo nel dettaglio cosa sono la sicurezza e tracciabilità alimentare e come le norme sul diritto alimentare contribuiscono a rendere più salutari i cibi che mangiamo.

Che cos’è la tracciabilità alimentare?

Con questo termine si definisce la possibilità di ricostruire il percorso produttivo di un determinato alimento, sia esso di origine vegetale che animale, a partire dai processi che ne hanno comportato la nascita e passando per tutte le fasi della successiva trasformazione e distribuzione. Nel gergo tecnico si tende ad operare una distinzione tra tracciabilità e rintracciabilità: con la prima si intendono i processi che analizzano in crescendo la filiera alimentare, a partire dalla creazione, modificazione e trasformazione dei prodotti; viceversa, con il termine rintracciabilità si fa riferimento al punto di vista del consumatore, il quale, secondo l’ottica legislativa, deve essere in grado di poter risalire (grazie alle indicazioni contenute sull’etichetta) alle principali informazioni che riguardano la catena produttiva di ogni singolo alimento.

Va da sè che le due tipologie di analisi sono in realtà complementari, dal momento che entrambi i processi hanno lo scopo di raccogliere gli indici relativi agli iter produttivi che portano alla realizzazione del prodotto, in modo da poter garantire la perfetta conoscibilità degli ingredienti, delle tecniche produttive utilizzate, della qualità degli stabilimenti industriali e così via.

Il problema della tracciabilità alimentare non è una novità degli ultimi anni: si discute sul tema da diversi decenni e numerose sono state le discipline legislative (a livello nazionale e comunitario) che si sono susseguite nel tempo. Tuttavia, non sempre queste norme sono riuscite ad arginare fenomeni come quello dei prodotti contraffatti, particolarmente odiosi non solo per l’elevato rischio per la salute dei consumatori ma anche per gli effetti distorsivi nei confronti delle eccellenze tipiche del made in Italy. Il tentativo di combattere le frodi alimentari ha generato una maggiore soglia di attenzione da parte del regolatore pubblico, che si è tradotta nell’introduzione di numerosi obblighi relativi alla indicazione delle informazioni più rilevanti che concernono la produzione alimentare.

A cosa servono le norme sulla sicurezza alimentare?

La tracciabilità alimentare è legata a doppio filo con la garanzia della sicurezza alimentare: infatti, attraverso l’analisi meticolosa e conoscibile a posteriori dei processi produttivi è possibile ricostruire esattamente l’iter formativo di ogni singolo alimento e identificare tutti i possibili profili di rischio connessi al suo consumo da parte dell’uomo. Con la tracciabilità alimentare è possibile risalire alle caratteristiche del prodotto realizzato, alla tipologia di materie prime utilizzate, alla qualità degli stabilimenti (anche dal punto di vista del personale e delle attrezzature impiegate) e dei vari processi che portano alla formazione del prodotto.

Ne consegue che, grazie alla tracciabilità, si possono individuare gli ingredienti (e la relativa qualità) impiegati per la preparazione di un determinato prodotto alimentare, ma anche isolare possibili fattori di contaminazione, inquinamento e rischio per la salute che possono essere collegati alla pulizia e igiene degli stabilimenti o alla pericolosità intrinseca dei processi produttivi e dei macchinari impiegati per la produzione alimentare.

Attraverso l’identificativo costituito dal lotto e dal punto di tracciabilità che per legge devono assistere il confezionamento e l’etichettatura della gran parte dei prodotti alimentari trasformati è possibile identificare tutti i fattori di rischio che potrebbero ledere la sicurezza alimentare: questi codici alfanumerici permettono di registrare tutti i prodotti e collocarli in una specifica categoria di qualità. La classificazione dei prodotti alimentari, alla base del meccanismo della tracciabilità, è quindi la chiave di volta per avere sempre tutte le informazioni a disposizione del consumatore, oltre che delle autorità di controllo preposte alla verifica della compatibilità alimentare dei singoli prodotti.

Oltre a rappresentare una garanzia intrinseca per la sicurezza dei consumatori, le norme appena esaminate contribuiscono a rendere più efficaci e semplici i controlli delle autorità amministrative quali AUSL e NAS, potenziando la capacità d’intervento in tutte le circostanze in cui possono sorgere rischi sanitari o emergenze di vario genere.
Allo stesso tempo, le norme sull’etichettatura dei prodotti alimentari e sulla tracciabilità valorizzano la filiera agroalimentare degli operatori virtuosi, dal momento che creano un meccanismo di fiducia nei consumatori rispetto alla qualità e sicurezza dei prodotti, premiando gli operatori che si dimostrano più sensibili alle esigenze di sicurezza alimentare.

In che modo adeguarsi alla normativa sulla tracciabilità?

Le norme sulla tracciabilità alimentare sono il frutto di una lunghissima evoluzione legislativa che ha riguardato sia l’Unione Europea che i vari Stati membri. In particolare, l’obbligo di dare indicazioni sulle origini dei prodotti è diretto alla gran parte dei produttori della filiera alimentare. Ne è derivato che prodotti alimentari come carne, uova, frutta e verdura, anche se non oggetto di successiva trasformazione, devono riportare informazioni sulla confezione (la cosiddetta etichettatura) in grado di poter rivelare il percorso dell’alimento, dal produttore al consumatore, come si suol dire.

A titolo di esempio, il produttore di carne suina dovrà obbligatoriamente indicare sull’etichetta informazioni come il paese di nascita dell’animale, l’allevamento nel quale è cresciuto, il macello presso il quale è stato abbattuto, nonché il luogo in cui è avvenuta la successiva commercializzazione della carcassa, e così via.
Viceversa, per i prodotti oggetto di trasformazione e imballati sussiste l’obbligo di indicazione sull’etichetta della sede dello stabilimento di produzione e confezionamento: in questo modo è possibile verificare il paese in cui è avvenuto il confezionamento e, dal punto di vista delle autorità di pubblica sicurezza, le specifiche caratteristiche dell’impianto produttivo.

E’ importante precisare che questo tipo di indicazioni deve risultare obbligatoriamente dalle etichette: anzi, l’assenza di informazioni come la sede dello stabilimento di produzione comporta l’applicazione di consistenti sanzioni amministrative a carico delle imprese.

Lo stato attuale della disciplina sulla sicurezza e tracciabilità alimentare

A quanto detto finora bisogna aggiungere che la disciplina di cui stiamo parlando non fornisce delle indicazioni specifiche sulle modalità con cui dare attuazione alle normative vigenti: mancano dei modelli predefiniti o dei processi da seguire. Per questo le singole aziende devono sostanzialmente affidarsi al buon senso e alla consulenza di esperti di diritto alimentare al fine di individuare la strada migliore per conformarsi agli obblighi di etichettatura, sicurezza e tracciabilità alimentare.

Va aggiunto, peraltro, che lo stato attuale della legislazione non semplifica il compito degli operatori del settore: nella normativa vigente, infatti, è dato riscontrare numerose sovrapposizioni e discipline contraddittorie, mentre laddove la legge sembra essere chiara presenta un elevato tasso di dettaglio tecnico che ne rende particolarmente difficile l’interpretazione da parte dei produttori.

E’ per questo motivo che consigliamo di rivolgervi alla nostra consulenza per tutti i dubbi relativi alla sicurezza e tracciabilità alimentare: la nostra esperienza nel campo del diritto alimentare potrà fornirvi tutti gli strumenti per adeguare la vostra azienda alle prescrizioni di legge ed evitare possibili inadempimenti alle normative di settore, che potrebbero oltremodo penalizzare la qualità del vostro servizio e creare occasioni di cattiva pubblicità per i vostri prodotti. Il nostro team di avvocati e consulenti legali è a vostra disposizione per qualsiasi evenienza: potrete richiedere una consulenza su tutti gli aspetti più controversi della disciplina e trovare un’assistenza qualificata e attenta alle più diverse esigenze.